Compagne e compagni: ya basta!

25 Ottobre 2017 by

Compagne e compagni: ya basta!

È stata una partecipazione forte, ampia e corale quella che ha accompagnato, nello spazio costruito dagli zapatisti a Guadalupe Tepeyac, la prima tappa nei territori zapatisti della candidata del Consiglio Indigeno di Governo, Marichuy, Maria de Jesus Patricio Martinez, alla Presidenza del Messico. Un giro che ha segnato anche l’inizio della raccolta firme, quasi un milione, necessarie per poter registrare Marichuy come candidata indipendente alla presidenza nel 2018. L’inizio del percorso del Consiglio Indigeno di Governo e dell’EZLN volto a costruire un’organizzazione sempre più ampia, collettiva ed orizzontale.

Lo spettacolare benvenuto a Marichuy lo hanno dato, a Tepeyac, la brigata degli zapatisti e zapatiste in motocletta, gli zapatisti a cavallo oltre a migliaia di indigeni, campesinos e media messicani.  Pochissimi i rappresentanti della stampa internazionale, a significare, erroneamente, che la lotta zapatista non è ritenuta attuale, pertanto invisibile.

Un rituale ripetuto nelle successive tappe di Morelia, La Garrucia, Ocosingo, Palenque ed infine il 19 ottobre nella Caracol 2 di Oventic.

Nella comunità zapatista di Oventic, a due ore di auto da San Cristobal, a 2.500 metri immersa in una splendida cornice di conifere e fiori, siamo stati accolti da una pioggia battente, fango alle caviglie, nuvole che accarezzavano i capelli e che non permettevano di vedere oltre pochi metri di distanza. Brevi periodi di cielo bellissimo ma con grandi nuvoloni all’orizzonte e grandi raggi dorati che illuminavano la marea di uomini, donne e bambini, tutti col passamontagna, che occupavano ogni spazio (oltre quindicimila) arrivati con pullman, a decine su camioncini scoperti, auto, a piedi dalle montagne vicine.
L’arrivo della portavoce è stato accolto da grida di Viva e pugni chiusi alzati. Il cordone e il seguito era composto da sole donne. Così come dal palco, alternate a musica e slogan, hanno parlato solo le donne. E questo è già un ulteriore evento. Giovani e anziane hanno preso la parola in rappresentanza del Congresso Nazionale Indigeno, della resistenza zapatista, del congresso clandestino rivoluzionario indigeno degli Altos del Chiapas, dei municipi autonomi zapatisti. Le madri dei desaparecidos, le famiglie delle vittime della strage di Acteal e del compagno maestro Galeano, ucciso dai paramilitari nel 2014.

La Consigliera di Governo Indigeno della zona dell’Istmo de Tehuantepec ha raccontato la distruzione portata dal terremoto. Come la gente vive in emergenza e come il Governo non faccia altro che dare in maniera clientelare delle semplici elemosine. Ha denunciato come si stia militarizzando la zona, con la scusa del terremoto, per rendere “normale” la presenza dell’esercito. “Ci vuole l’appoggio alle comunità colpite dal terremoto in particolare proprio in un momento di ricostruzione per uscire da questa crisi umanitaria con la forza di cambiare”, ha detto la consigliera del popolo mayo di Sonora.

L’intervento di Maricuy ha sottolineato come i requisiti per le candidature indipendenti siano complicati fino all’assurdo. Solo chi già possiede una piattaforma elettorale definita è in grado di rispettarli. Anche così, l’Istituto Elettorale Nazionale ha registrato ottantasei aspiranti indipendenti alla candidatura presidenziale. Questo ci dice dell’imperioso desiderio di fare politica al margine dei partiti; ed anche di un paese dove la speranza supera la realtà. Facendo un calcolo ottimista, alla contesa elettorale riusciranno a partecipare cinque indipendenti. Ogni candidato deve avere un conto corrente bancario soggetto a verifica. Col pretesto che Marichuy è militante “antorchista” (il Movimento Antorchista è un’organizzazione politica messicana di carattere nazionale il cui obiettivo principale è “sradicare” la povertà. È stato fondato nel 1974 nello stato di Puebla, da un gruppo di 40 studenti universitari e contadini. Ha una forte presenza nazionale tra i settori più popolari della popolazione) le è stata impedita l’apertura di un conto corrente.

Ho consegnato, ad Oventic, 10.000 pesos raccolti in una inziativa-cena contro la bretella autostradale Campogalliano-Sassuolo tenuta a Modena i primi di ottobre e promossa da Legambiente. Il contributo è destinato alle popolazioni indigene colpite dal terremoto. Alla organizzazione della serata ha collaborato la Federazione di Modena di Rifondazione Comunista.

Dal 13 al 19 ottobre Marichuy ha viaggiato nei “caracoles” zapatisti. Oltre che ascoltare proposte, il giro aveva come obiettivo quello di raccogliere le firme approfittando del fatto che nelle località degli eventi ci sarebbero stati telefoni “intelligenti”. Ma quando Marichuy si è presentata ad Altamirano ed Ocosingo, non c’era la connessione. Un altro caso di sabotaggio? Chi pensa che la tecnologia sia la formula magica del progresso, ignora il paese reale o, peggio ancora, aspira a che diventi ancora più disuguale. Questo commento arriva a proposito, perché le candidature indipendenti alla Presidenza dipendono da un apparato al quale milioni di messicani non hanno accesso. L’Istituto Nazionale Elettorale ha creato un’applicazione che si può scaricare da telefoni con sistemi operativi di nuova generazione. Non tutti hanno un cellulare di questo tipo e numerose regioni non hanno la connessione. C’è chi pensa che basti spegnere la luce per isolare i più poveri. Ma le idee e le parole sono luminose in sé stesse. Il sogno della candidatura indigena continuerà fino al 12 febbraio 2018, termine limite per la registrazione.

Nell’ultimo intervento di Marichuy in Chiapas (attraverserà nei prossimi tempi tutti gli stati del Messico) si è rivolta alle compagne e compagni, ai fratelli, alle sorelle del popolo del Messico e ai popoli del mondo. I popoli indigeni sanno bene che il futuro dei nostri popoli – ha detto – è possibile solo nel riconoscimento con la madre terra. In essa è il nostro passato e il nostro futuro, e quindi la libertà e l’autonomia per cui combattiamo. Dal territorio ribelle zapatista ascoltiamo e pensiamo insieme, con le arti e le parole creative fino ad ottenere risultati contro il potere corrotto patriarcale, maschilista e il disastro capitalista prodotto nei nostri villaggi e nei territori delle campagne e delle città. La cattiva politica del governo e i capitalisti mostrano uno spettacolo che fa rabbrividire e tutto ciò che toccano nel loro  percorso è distruzione, desolazione, rabbia e rabbia. I lavoratori vengono sfruttati fino alla morte, spogliati di tutto, repressi nel pensiero e nella ribellione, disprezzati per essere diversi, per essere poveri, per essere una donna, di parlare la nostra lingua. È tempo di ascoltare ciò che la sofferenza di famiglie in cerca di un figlio, un padre, una madre mancante hanno da dire con la loro instancabile lotta per trovare la verità e la giustizia tra le macerie. È il momento di scuotere ogni angolo di questo paese, di organizzarci in ogni area, in ogni quartiere, nazione e tribù, nelle campagne e nelle città, di prendere il destino nelle nostre mani, senza aspettare che altri lo facciano per noi. È tempo per i lavoratori, gli insegnanti, gli intellettuali onesti, gli artisti, i giovani, i contadini, gli studenti, gli omosessuali, i comunicatori di far tremare la terra nei suoi centri. Prendendo i principi del comandare obbedendo alla guida della rinascita. Ma soprattutto è il momento per le donne che lottano e sono organizzate di rivendicare la libertà che ancora non hanno, la nascita della loro nuova patria nella giustizia in un nuovo mondo di pace e diverso da costruire sulle rovine del sistema capitalista e del sistema patriarcale.
Ha concluso la giornata l’intervento della comandante Everilda – del Comitato Clandestino Rivoluzionario indigeno Comandancia generale EZLN – dedicato allo sfruttamento delle donne, sfruttate tre volte come donne, come indigene, come povere. Un sistema maschilista che attacca le donne. Un attacco fatto di marginalizzazione, violenze, sparizioni.

Con la lotta zapatista la situazione delle donne è profondamente cambiata e “ci piacerebbe che questo esempio serva ad altre donne in Messico e nel mondo. Vogliamo dire alla nostra compagna Marichuy, indigena e donna come noi, che vogliamo che lei porti il nostro messaggio di ya basta! di tanto disprezzo e ingiustizia contro di noi, alle donne in tutti gli angoli del Messico.
Questa iniziativa del CNI di presentare una donna indigena per le elezioni presidenziali del 2018 risponde al fatto che il capitalismo non ha madre, non ha figlie e non sente il dolore che sta causando all’umanità e alla nostra madre terra.
Per questa situazione che vivono le donne in Messico, noi come donne zapatiste abbiamo molta rabbia, dolore e coraggio.
Facciamo appello a tutte le donne perchè si organizzino nei loro posti a loro modo per difendersi e lottare.
È l’ora di conquistare i nostri diritti, di preparaci, sollevarci e dimostrare che come donne indigene siamo capaci di costruire un mondo nuovo e migliore, però che lo raggiungeremo solo organizzandoci in basso e a sinistra, e così raggiungere un Messico in cui il popolo comandi e il governo obbedisca”.

Poi, con emozione e partecipazione tutti a gridare: mai più un Messico senza di noi! Viva l’Esercito zapatista di liberazione nazionale! Viva le donne che lottano e si organizzano! Viva le donne, i bambini, gli anziani del Messico e del mondo! Viva la resistenza e la ribellione!

Musica per le orecchie di Marcos che sicuramente, coperto da un passamontagna, era tra noi.

Angela Bellei – Comitato Politico Federale PRC Modena

Qua potete leggere i precenti diari di viaggio di Angelo Bellei:
Marichuy: dobbiamo organizzare il dolore e la rabbia
Dal Chiapas racconto di un viaggio ai confini con l’umanità
Dal Chiapas con paura e fiducia

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