Basta trivellazioni in Emilia-Romagna
La scelta del Ministro della Transizione Ecologica Cingolani di approvare la Valutazione di Impatto Ambientale per nuovi pozzi per l’estrazione di gas, di cui sei nell’appennino modenese, uno a Budrio (Bologna) e uno al largo di Comacchio (Fe) di fronte al delta del Po tra Veneto ed Emilia-Romagna, è una scelta miope che ci allontana dalla necessità di investire nelle energie rinnovabili e nella transizione ecologica dell’economia, dell’industria e dei trasporti.
Il clima dell’Emilia-Romagna è già cambiato con effetti evidenti sull’intero territorio regionale, eppure le scelte politiche sono ancora legate ad un modello di sviluppo concausa della crisi climatica e sociale che stiamo attraversando.
L’Emilia-Romagna è una delle regioni a maggior presenza di attività estrattive in mare e in terraferma, e anziché dare l’ok a nuovi pozzi si dovrebbe puntare alla decarbonizzazione, anche perché le energie rinnovabili hanno una capacità di produrre occupazione e investimenti imparagonabile alle fonti fossili, oltre a favorire il benessere ambientale.
La scelta del governo di accelerare la compatibilità ambientale di nuovi pozzi è un colpo basso. Le concessioni di coltivazione rilasciate non rientravano nella moratoria in attesa della pianificazione nazionale, ma quest’ultima avrebbe dovuto intervenire anche su questi siti identificando quelli da non rinnovare o autorizzare. Così, il governo mette tutti davanti al fatto compiuto e pregiudica una parte della pianificazione nazionale.
Con il Governo Draghi il Ministero dell’Ambiente è diventato Ministero della Transizione Ecologica, ma non è sufficiente cambiare nome se poi si riproducono le stesse scelte del passato, oggi obsolete e miopi.
Stefano Lugli
Segretario regionale Rifondazione Comunista Emilia-Romagna
Stefano Grondona
Segretaria Rifondazione Comunista Federazione di Bologna
Judith Pinnock
Segretaria Rifondazione Comunista Federazione di Modena
Stefania Soriani
Segretaria Rifondazione Comunista Federazione di Ferrara