Referendum: i no di Bonaccini e De Pascale favoriscono disimpegno e status quo. Prc è per 5 sì
Rifondazione Comunista sostiene con convinzione i cinque sì ai referendum su lavoro e cittadinanza dell’8 e 9 giugno prossimo perché sono uno strumento per cancellare quelle leggi, volute dal centrosinistra e dal centrodestra, che hanno reso lavoratrici e lavoratori più poveri e precari, e per promuovere l’inclusione di cittadini di origine straniera che nascono, vivono, lavorano e studiano nel nostro paese, ma che non hanno gli stessi diritti di cittadinanza.
Condanniamo quindi la scelta di De Pascale e Bonaccini di votare no a quei quesiti che si pongono l’obiettivo di smantellare parte del Jobs Act di renziana memoria, schierandosi di fatto con chi vuole mantenere intatto un sistema che impoverisce e precarizza lavoratrici e lavoratori.
Votare no significa essere favorevoli ad un Paese in cui il lavoro è in gran parte precario e in cui lavoratrici e lavoratori possono essere licenziati senza giustificato motivo, magari perché scomodi. Un voto che perpetua un sistema del lavoro profondamente ingiusto e diseguale e che alimenta un mercato del lavoro caratterizzato da precarietà e bassi salari.
La posizione del presidente della regione e del presidente del Pd dimostrano una volta di più come il Pd sia un partito caratterizzato strutturalmente da quelle politiche impopolari che hanno penalizzato fortemente le lavoratrici e i lavoratori, favorendo l’ascesa al potere della destra.
Prese di posizione che, inoltre, favoriscono il disimpegno alle urne facendo il gioco di chi, a destra, invita all’astensione per mantenere lo status quo.
Rifondazione Comunista invita quindi elettrici ed elettori l’8 e il 9 giugno a recarsi alle urne e a votare sì a tutti e cinque i referendum, affinché si possano migliorare concretamente le condizioni di lavoro e di cittadinanza, e cambiare in meglio il Paese.
Stefano Lugli e Paola Varesi
Co-segretari Rifondazione Comunista Emilia-Romagna