Violenza di genere: Modena non è un’isola felice. Basta silenzi: servono prevenzione, giustizia sociale e dati pubblici.
L’ultima analisi del Ministero dell’Interno, pubblicata nei giorni scorsi, rivela un dato allarmante: 92 episodi di violenza sessuale denunciati nella provincia di Modena nel 2024, insieme a 341 casi di maltrattamenti in famiglia.
Se da un lato l’aumento delle denunce è un segnale importante – frutto anche di una maggiore consapevolezza delle vittime – dall’altro lato resta innegabile che troppo spesso a queste richieste d’aiuto non corrispondano strumenti adeguati di protezione, prevenzione e trasformazione radicale della cultura patriarcale. I numeri modenesi confermano, se ce ne fosse ancora bisogno, che non siamo affatto immuni da un’emergenza strutturale, sociale e politica che attraversa l’intero Paese.
A livello nazionale, il quadro è ancora più drammatico: nel solo 2024, secondo l’Osservatorio Femminicidi di Non Una Di Meno, sono state almeno 99 le vittime di uomini violenti, due volte su tre in ambito familiare/affettivo. E mentre il sangue continua a scorrere, il Ministero dell’Interno ha scelto di ridurre la frequenza dei propri bollettini sui femminicidi da settimanale a trimestrale: un segnale gravissimo di arretramento sul fronte della trasparenza e della responsabilità istituzionale. Come se l’occultamento statistico potesse coprire il fallimento politico.
Denunciare non basta, se poi le vittime vengono lasciate sole: in troppi casi le richieste d’aiuto cadono nel vuoto, le misure di protezione arrivano tardi o sono inadeguate, e il sistema giudiziario resta spesso ostile o indifferente.
Serve un radicale cambio di passo: investimenti strutturali nei centri antiviolenza e nelle case rifugio, educazione sessuale e affettiva obbligatoria nelle scuole, formazione continuativa di tutto il personale di polizia, sanità, scuola e giustizia, politiche pubbliche per la casa e il reddito, per offrire reali alternative a chi vuole uscire da situazioni di violenza.
Modena non è un’isola felice: è tra le province con il più alto numero di reati contro le donne e le soggettività marginalizzate. Non possiamo più tollerare la latitante propaganda delle istituzioni. È fondamentale che esse mantengano alta l’attenzione, garantendo una comunicazione costante e dettagliata, per poter attuare politiche efficaci di contrasto alla violenza di genere.
Ma serve anche una mobilitazione culturale profonda. Invitiamo tutte e tutti a partecipare attivamente alle iniziative pubbliche e a sostenere le realtà autorganizzate che lottano ogni giorno contro la violenza patriarcale e sociale.
Rifondazione Comunista – Federazione di Modena