Con cosa è caricato li Bazooka di Bonaccini?

30 Aprile 2020 by

Il bazooka da 14 miliardi di Bonaccini (la metafora bellica è orribile) pone al centro gli investimenti pubblici per far ripartire la regione dopo la crisi conseguente al coronavirus. Questo è un bene, ma gran parte del piano di spesa annunciato è ancora legato al mondo ante Covid-19 e a paradigmi per la crescita che erano sbagliati ieri e che oggi sono totalmente inadeguati.

Destinare 5,5 miliardi alle infrastrutture stradali (tra cui opere ad oggi incantierabili come Bretella e Cispadana) e appena 1 miliardo per ferrovia e trasporto pubblico è miope e antieconomico, oltre che insostenibile ambientalmente. I rapporti di spesa andrebbero rovesciati. Nulla di nuovo, questo non è altro che il piano dei trasporti già adottato dalla precedente legislatura e che punta tutto sulle autostrade.

Insufficienti le risorse per la difesa del suolo. Appena 350 milioni per una regione con gravissimi fenomeni di dissesto idrogeologico da Piacenza a Rimini sono l’indice di un presidente che non coglie l’urgenza di intervenire per arrestare l’imponente cambiamento climatico in corso. Si dovrebbe mettere in atto oggi un grande piano per la messa in sicurezza del territorio regionale, che sarebbe anche un formidabile volano per l’economia e per un’occupazione stabile e di qualità.

Nel pacchetto imprese non c’è traccia di investimenti per la conversione ecologica dell’economia, dell’industria, dell’edilizia e dei trasporti. E i finanziamenti andrebbero vincolati ad un patto per il clima e la buona occupazione. Se non ora, quando?

Bene gli investimenti nella sanità. Ma a parte l’Hub Covid Hospital nazionale gli altri investimenti per 900 milioni negli ospedali di Piacenza, Cesena e Carpi e nelle Case delle Salute sono già compresi nel piano regionale dell’edilizia sanitaria e sono in ‘ballo’ da un pezzo. E per le Case della Salute si deve anche dire che siamo parecchio in ritardo rispetto agli impegni presi. E a Finale Emilia dove abito io ne sappiamo qualcosa.

500 milioni per l’edilizia scolastica e universitaria sono largamente insufficienti per una regione in cui l’87% delle scuole non è antisismico e che dovrà affrontare un imponente piano di riorganizzazione della rete scolastica per rendere le aule anticovid già a settembre.

La sensazione è che sia un piano tutto centrato per tornare alla ‘normalità’, senza voler ammettere che la ‘normalità’ era il problema, e che andrà tutto bene solo se nulla sarà come prima.

Stefano Lugli
Segretario regionale Rifondazione Comunista Emilia-Romagna

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