Rifondazione Comunista vota NO al referendum costituzionale
Il Partito della Rifondazione Comunista è tra i fondatori del Comitato per il NO, che è stato costruito partendo dal Comitato per la Difesa della Costituzione. Il 20/21 settembre voteremo NO nel referendum costituzionale avente ad oggetto la conferma o meno della legge costituzionale approvata dal Parlamento riguardante la riduzione (molto drastica) del numero dei parlamentari.
In queste settimane il Comitato modenese ha cercato di organizzare contraddittori tra chi sostiene il no e chi sostiene il sì incontrando varie difficoltà, è davvero difficile trovare infatti disponibilità da parte di questi ultimi. Del resto nelle motivazioni per votare SI non si trova altro che demagogia populista (tagliamo le poltrone, volutamente dimenticando il significato del seggio parlamentare), fantomatici risparmi di spesa (rivelatisi modestissimi e che potevano essere raggiunti riducendo lo stipendio dei parlamentari senza tagliare la democrazia), promesse non mantenute di una nuova legge elettorale. Peraltro nelle proposte in elaborazione non si parla di ritorno al proporzionale puro senza soglie di sbarramento, l’unico sistema che permetterebbe, ad un Parlamento ridotto, una vera rappresentanza democratica, ma anzi si prevede una soglia di sbarramento così alta da configurare una “democrazia a numero chiuso”. Istanze critiche e minoranze verranno espulse dai percorsi istituzionali e dalla rappresentanza. Non solo, le proposte di legge mantengono le famigerate liste bloccate che da tanti anni hanno scippato il diritto costituzionale dei cittadini di scegliersi i propri rappresentanti, consegnando il Parlamento ai nominati dalle segreterie di partito.
Compagne e compagni, è importante la più ampia mobilitazione per il NO, collegata ad una attenta e diffusa controinformazione. È un referendum costituzionale, in cui, pertanto, non è previsto il raggiungimento del quorum per la sua validità. Conta, dunque, moltissimo il numero di persone che convinceremo a votare NO, perché l’esito, che fino a poco tempo fa appariva scontato, potrebbe comportare qualche piacevole sorpresa.
La centralità del Parlamento è messa in discussione sia dalla cosiddetta “autonomia regionale differenziata” (la “secessione dei ricchi”), sia dalle pulsioni presidenzialiste, fortissime a destra ma presenti anche nel centrosinistra, sia dalla proposta di legge elettorale.
Tentiamo di utilizzare l’occasione referendaria per discutere le nostre ragioni, allargando la meschina visione della riduzione sovranista e populista del numero dei parlamentari.
Federazione di Modena del Partito della Rifondazione Comunista