Da Modena appello per il no al referendum costituzionale

9 Marzo 2016 by

Appello modenese per il votare NO al referendum sulla riforma costituzionale che si terrà in ottobre

La riforma voluta dal Governo Renzi – esattamente come quella di Berlusconi bocciata nel referendum del 2006 – comporta uno spostamento inaccettabile del potere dal Parlamento al Governo, indebolendo la rappresentanza e la sovranità dei cittadini. Si indebolisce la democrazia e si rafforza il primato dei poteri economici sulle nostre vite e sulle scelte politiche del nostro paese

1) Si passa dal Bicameralismo perfetto al bicameralismo confuso
2) Il nuovo Senato sarà inutile, inefficiente e ingovernabile
3) Si passa, con enormi complicazioni, da 1 a 10 tipi di procedimenti nella formazione delle leggi 

Questa riforma va giudicata anche in rapporto alla legge elettorale (Italicum), contro la quale proponiamo un referendum abrogativo. Legge che consegna a una minoranza anche molto modesta degli elettori il controllo totale del Parlamento (340 seggi su 630) e permette, grazie ai capilista non soggetti al voto di preferenza dei cittadini, che la maggioranza dei futuri deputati sia scelta direttamente dai vertici dei Partiti, così espropriando gli elettori del loro diritto.

Le conseguenze saranno:
A) l’esistenza di un’unica Camera, poco rappresentativa del Paese e della sovranità popolare, docile strumento nelle mani del capo dell’Esecutivo (segretario anche del Partito più forte)
B) la possibilità per la maggioranza parlamentare di eleggersi anche da sola il Presidente della Repubblica e i membri laici della Consulta e del CSM.

La riforma della Costituzione interviene aggravando queste tendenze.

Infatti alla Camera dei Deputati, così trasformata, si affiancherebbe un Senato svuotato di ogni funzione effettiva i cui componenti saranno “pescati” tra Sindaci e Consiglieri regionali, prevalentemente occupati in altre funzioni, eletti in tempi e modi differenti, con competenze per lo più marginali. Il nuovo Senato sarà quindi sostanzialmente inutile, inefficiente e ingovernabile, con difetti enormemente più grandi di quello attuale.

Così si alterano la divisione dei poteri e gran parte del sistema di pesi e contrappesi che hanno sinora impedito la dittatura di una “maggioranza” parlamentare minoranza nel paese reale. Le riforme della Costituzione e della legge elettorale allontanano ancor più i cittadini dalle istituzioni e dalla partecipazione, rafforzano la tendenza a mortificare, nelle politiche di governo, le ragioni del lavoro, dell’uguaglianza e della giustizia sociale.

Per affrontare la crisi reale del sistema parlamentare e della stessa democrazia, causate dallo strapotere del capitale finanziario rispetto alle politiche di governo e da un sistema politico non più rappresentativo dei cittadini, serve un cambiamento reale, più semplice e più netto. Ad esempio: una sola Camera eletta con sistema proporzionale e piccola soglia di sbarramento. Riforma di partiti e movimenti con l’art.49 della Costituzione. Rafforzamento dell’autonomia degli organi di garanzia, Statuto delle minoranze, Legge sul pluralismo e la libertà dell’informazione, Istituti che favoriscano in modo effettivo la partecipazione popolare alle scelte politiche.

Solo in tal modo – innovando la Carta Costituzionale ma continuando a guardare all’uguaglianza come il suo valore di fondo – tutti potremo esser cittadini più liberi, più responsabili verso gli altri, più capaci di far fronte alle sfide della complessità e della globalizzazione. Il contrario cioè di quello che questa riforma della Costituzione propone: maggiori diseguaglianze minore partecipazione dei cittadini e dei loro rappresentanti alle decisioni.

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