AIMAG: un percorso suicida porta la società verso la privatizzazione

24 Gennaio 2025 by

Due comunicati stampa trionfali, uno congiunto di Hera – Aimag, l’altro del gruppo di lavoro ristretto di Sindache e Sindaci, che in rappresentanza dei 21 Comuni soci di Aimag ha seguito l’evoluzione della vicenda, hanno informato l’ignara cittadinanza della sottoscrizione di un accordo quadro tra i CDA delle due multiutility che prevede un aumento della presenza di Hera in Aimag fino al 41%, consentendo a Hera di acquisire “il governo industriale” di Aimag realizzando così un obiettivo che la politica regionale e locale tenta di perseguire da almeno 15 anni.

Le azioni di Aimag saranno pagate in natura (aumento di capitale in natura si legge nel comunicato stampa congiunto delle due aziende), ovvero con il conferimento del 45 % di una società di nuova costituzione tra le due multiutility alla quale Hera trasferirà le attività di gestione del servizio idrico integrato di propria competenza (7.300 km di reti al servizio di 470.000 cittadini).

Riassumendo, le azioni Aimag non saranno remunerate in denaro liquido nelle casse così bisognose dei Comuni soci, come avvenne nel 2009, ma sarà fatto un concambio con una partecipazione al 45% di una società che ancora non esiste e dove Hera deterrà il 55% controllando al contempo il 41% di Aimag. Che dire, un affarone.

Le Sindache e i Sindaci del gruppo ristretto di lavoro, appartenenti a diversi schieramenti politici, nel loro comunicato cercano di rassicurare i cittadini e le cittadine che la scelta fatta è “in linea con la tutela dell’interesse delle nostre comunità e dell’azienda” e che “garantisce la tutela di Aimag come patrimonio pubblico, dei suoi lavoratori e dei servizi essenziali per i cittadini”.

Ma come può l’ingresso così massiccio di una società quotata in borsa quale è Hera, tra i cui azionisti ci sono fondi d’investimento speculatavi come il famigerato Black Rock, garantire l’interesse e i diritti di cittadini e lavoratori, oltre che dell’ambiente?

E come può essere tutelata la proprietà e il controllo da parte dei Soci Pubblici con un CDA dove stando ai “rumors” Hera dovrebbe ottenere un consigliere in più, dove già ora esprime il Direttore generale e, come dichiarato nel comunicato congiunto, sempre Hera, con l’aumento di quote azionarie, acquisirà “il governo industriale” dell’azienda? Quello che sta accadendo a Modena con la raccolta differenziata porta a porta a gestione Hera dovrebbe essere d’insegnamento, e invece…

Più che una soluzione per garantire il futuro di Aimag, a noi sembra che siano in atto delle grandi manovre, attuate in modo trasversale dai due principali schieramenti di centrosinistra e di destra, per proseguire nella privatizzazione di servizi fondamentali per i diritti delle persone e dell’ambiente che afferiscono a beni comuni (acqua, rifiuti, energia), facendo l’interesse dei privati e non certo delle persone, dei territori e delle lavoratrici e lavoratori coinvolti.

Questo accordo, che dovrebbe essere perfezionato entro giugno 2025, e che non ha visto il minimo coinvolgimento delle popolazioni che poi ne subiranno le conseguenze, ci viene presentato come l’unica soluzione possibile.

Ma un’alternativa c’è, e si chiama ripubblicizzazione, che passa per la costituzione di una società propria interamente pubblica con affidamento diretto in house, e per il servizio pubblico integrato potrebbe essere realizzabile agevolmente a partire dal 31/12/2027 quando scadranno le concessioni del servizio idrico integrato e si ripartirà da zero. La provincia di Forlì lo ha fatto per i rifiuti, Reggio Emilia stava per farlo nel 2013/2014 salvo poi dover rinunciare al progetto a causa di un codicillo voluto dal Governo Renzi, oggi per fortuna superato.

Concludiamo ponendo questa ultima domanda, perché le Sindache e i Sindaci dei 21 Comuni soci di Aimag non prendono in considerazione la strada possibile, democratica e concretamente realizzabile della ripubblicizzazione?

Esistono fior fiore di esperti che potrebbero affiancare gli Enti locali in questo percorso virtuoso, esperti che ad esempio hanno contribuito a scrivere le quattro leggi di iniziativa popolare su acqua, rifiuti, energia e consumo di suolo presentate da Legambiente e da RECA e che giacciono ancora indiscusse in Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna.

Facciamo appello alle Sindache, ai Sindaci e a tutti gli altri rappresentati politici all’interno dei Comuni perché ci ripensino e sospendano questo percorso, a nostro avviso suicida, aprendo un confronto vero con cittadine, cittadini, lavoratrici e lavoratori e con tutti i portatori di interessi.

In caso contrario, sarà evidente che non manca l’alternativa alla privatizzazione, manca la volontà politica.

Rifondazione Comunista Federazione di Modena

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