Caporalato nel distretto delle carni. Bene l’indagine, ora modificare la legge che lo favorisce

23 Ottobre 2018 by

Il caporalato non esiste solo nelle campagne del sud, ma anche nella ricca Emilia. Lo certifica la Procura di Modena con un’indagine della Guardia di Finanza che coinvolge cinque società che operano nel settore della lavorazione delle carni e che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di quattro persone per “intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro” – oltre che per una presunta evasione fiscale di oltre tre milioni di € – applicando, per la prima volta in questo settore, la legge contro il caporalato in agricoltura.

Non sappiamo quali siano le società coinvolte nell’indagine – la Procura non ha reso noti i nomi degli indagati – ma sappiamo che il “gioco” è semplice:  false coop. gestiscono in appalto interi settori produttivi in condizione di brutale sfruttamento dei lavoratori, eludendo il fisco e facendo concorrenza sleale nei confronti delle aziende sane. E lo sappiamo perché in questi mesi Rifondazione Comunista è stata al fianco dei lavoratori della Castelfrigo che hanno alzato la testa e tuttora si battono in tribunale per chiedere il rispetto dei diritti e della legalità contro la procedura di licenziamento collettivo emessa nei loro confronti da due false coop. nonostante l’azienda lavorasse a pieno ritmo.

L’iter giudiziario dell’inchiesta farà il suo corso, ma se nel distretto modenese delle carni siamo arrivati a condizioni di nuovo caporalato e neoschiavismo la responsabilità è di quella politica che ha portato ad una progressiva degenerazione legislativa del mondo del lavoro. È infatti con il governo Renzi che è entrata in vigore la depenalizzazione del reato di somministrazione di manodopera (Dlgs 8/16) e l’abrogazione della somministrazione fraudolenta di manodopera (Jobs Act), sostituendo la sanzione penale con una modesta sanzione amministrativa. Un provvedimento che ha spalancato definitivamente le porte a false coop. e ad agenzie interinali spregiudicate che “vendono” manodopera sotto costo.

Ricordiamo bene quando in campagna elettorale i parlamentari del M5S che compongono l’attuale maggioranza di governo si facevano intervistare davanti ai cancelli della Castelfrigo promettendo azioni in difesa di questi lavoratori, ma fino ad ora nulla di concreto è stato fatto per modificare la sostanza dei provvedimenti del precedente governo. Anzi i Ministri dell’interno e dell’agricoltura in quota Lega, Salvini e Centinaio, vorrebbero addirittura alleggerire le maglie della legge sul caporalato, quando invece andrebbe applicata con il massimo rigore.

Se il precedente Parlamento ha prodotto il sistema legislativo che ha reso possibile la degenerazione a cui stiamo assistendo, l’attuale Parlamento non dovrebbero perdere un minuto per modificare radicalmente le leggi che permettono l’esistenza delle false coop. e che ne hanno fatto uno degli strumenti più feroci di sfruttamento dei lavoratori. E proprio per questo Rifondazione Comunista continuerà a battersi accanto a tutti coloro che il caporalato lo vogliono bandire fino a quando il sistema legislativo che lo favorisce non sarà modificato.

Stefano Lugli
Segretario regionale PRC Emilia-Romagna
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