Fabbriche non essenziali aperte: la prefettura disponga controlli a tutela dei lavoratori
Leggiamo con grande preoccupazione la denuncia della Cgil di Modena pubblicata dalla Gazzetta di Modena secondo la quale almeno 2.000 aziende modenesi che dovrebbero essere chiuse perché non impegnate in attività essenziali sono in realtà aperte grazie ad una semplice comunicazione inviata alla Prefettura di Modena. È evidente che queste aziende, e le loro associazioni di categoria, non comprendono la gravità dell’emergenza sanitaria in corso e i rischi per i lavoratori di diventare vettori del contagio, innanzitutto nei confronti dei loro famigliari.
Fermare le attività non essenziali è un atto di responsabilità sociale e Rifondazione Comunista chiede alla Prefettura di disporre immediati controlli sulle aziende che dichiarano di svolgere attività essenziali. La strage in corso in Lombardia dimostra che la mancata chiusura delle attività ha avuto un ruolo per nulla trascurabile nella diffusione del contagio, e non possiamo tollerale che per il profitto si metta a repentaglio la salute pubblica con il rischio di vanificare lo straordinario lavoro del personale sanitario.
Quanto sta accadendo nelle fabbriche modenesi e dell’Emilia-Romagna è la conseguenza della timidezza di un governo che ha subito le pressioni di Confindustria ed ha prodotto un provvedimento che lascia ampi margini di discrezionalità quando, invece, avrebbe dovuto individuare con precisione i settori fondamentali e, a cascata, definire con puntualità tutti i loro fornitori diretti ed indiretti.
Fa quindi bene la FIOM di Modena ad inviare diffide alle aziende aperte ma che non producendo beni essenziali dovrebbero essere chiuse. Prima la salute.
Judith Pinnock
Segretaria PRC Federazione di Modena