Tangenti: si cancelli la Cispadana

16 Marzo 2015 by

Lugli: Bonaccini cancelli la Cispadana, iter inquinato
L’operazione “Sistema”
sulle tangenti nelle grandi opere e la perquisizione negli uffici della società Autostrada Regionale Cispadana spa non ci sorprende affatto. Già nel 2013 dall’inchiesta sugli appalti TAV di Firenze erano emerse le pressioni esercitate da un componente della commissione di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), finito poi agli arresti, per favorire il buon esito della valutazione della Autostrada Cispadana presso il Ministero dell’Ambiente. Buon esito avvenuto recentemente con il parere positivo con prescrizioni del Ministero dell’Ambiente, con il giudizio contrario del Ministero dei beni culturali, e sul quale sorge il legittimo sospetto sulla sua piena correttezza.

L’Autostrada Cispadana serve solo a chi la fa: serve a costruttori, cavatori e speculatori, e serve a politici e tecnici corrotti per scambiarsi favori, affari e far aumentare illecitamente il costo dei lavori. Niente di nuovo, sappiamo che le grandi opere si portano dietro grandi interessi, difesi da istituzioni e politici che le spacciano come la modernità quando sono invece la zavorra che impediscono al paese di investire in ciò che è realmente utile alla collettività, come la messa in sicurezza del territorio.

Il contesto entro al quale prosegue l’iter autorizzativo dell’autostrada cispadana è inquinato irrimediabilmente e buon senso vorrebbe che questa arteria fosse immediatamente cancellata dallo Sblocca Italia o, almeno, che ogni ulteriore avanzamento del progetto autostradale fosse congelato fino al definitivo chiarimento di ogni passaggio sospetto.
Al Presidente Bonaccini, che non perde occasione per esaltare il suo modello di Regione con 5 nuove autostrade, chiediamo di intervenire in tal senso: questo progetto così controverso non può proseguire con queste pesanti ombre.

Stefano Lugli – Segretario regionale PRC Emilia Romagna 


Tangenti Cispadana: la posizione del Coordinamento Cispadano No Autostrada
Dopo quello che si è visto in questi giorni sulla vicenda TAV di Firenze le cui indagini portano anche alla autostrada Cispadana, mi è stato chiesto se sono contento della situazione. Dovrei forse ma è soprattutto un senso di profonda amarezza che provo in questo momento.

Non si doveva arrivare all’intervento della Magistratura per chiedere, e sperare, la sospensione dell’iter dell’opera. Ci è sempre stato evidente che troppi erano gli interessi economici e politici attorno alla realizzazione dell’autostrada per non ipotizzare qualche “manovra” no propriamente limpida pur di arrivare allo scopo.

Del resto già nell’estate del 2013 con l’arresto del marito della ex Presidente dell’Umbria, soprannominata la Zarina e ora responsabile di una struttura tecnica delle Ferrovie, coinvolto in una triangolazione di favori e tangenti con dentro la Coopsette (facente parte di ARC al 19%) e un tecnico responsabile della VIA del Ministero dell’Ambiente sulla Cispadana si era capito che troppe erano le spinte per terminare il prima possibile e con esito positivo il percorso di convalida del progetto autostradale. Licenziamento positivo con due prescrizioni e il parere contrario del Ministero dei Beni Culturali avvenuto il 16 gennaio scorso. Pratica mandata al vaglio del Consiglio dei Ministri per valutarne la presa in carico da parte dello Stato magari inserendo l’opera nella Legge Obbiettivo per baipassare il parere del CIPE con l’interessamento dell’Assessore ai Trasporti della Regione Donini andato a Roma il 28 gennaio.

Rimosso il tecnico infedele dalla Commissione VIA nel 2013 il sistema si è rimesso in moto con ARC che promette al maneger Burchi l’assegnazione del ruolo di Direttore dei lavori, maneger legato all’imprenditore Perotti a sua volta legato a Incalza che con le sue conoscenze può “sveltire” la pratica ferma alla VIA dal 3 ottobre 2012.

Cosa dire di più se non considerare frasi fatte e moralmente inopportune quelle pronunciate dai vertici regionali in queste ore che insistono a definire l’opera indispensabile e attesa da anni dai cittadini dei territori interessati. Una cosa è certa: se il progetto del 2004 di strada interprovinciale a scorrimento veloce fosse stato realizzato (completamento dei tratti mancanti con una spesa complessiva di 125 milioni di euro di cui 44 per il primo tratto da Reggiolo a Mirandola già stanziati) ora non saremmo in questa situazione e il polo biomedicale avrebbe il suo collegamento verso est con la A22 e verso ovest con la A13 e buna pace di tutti e molti meno denaro dei contribuenti sprecato.

Ora il rischio concreto è, grazie alla supponenza di un vasto panorama di “professoroni” politici, imprenditoriali e sindacali, di non avere ne capra ne cavoli. E in mezzo la necessità di un territorio di avere un collegamento stradale locale decente e la possibilità, tramite interconnessioni ferroviarie, di fare viaggiare persone e merci per le medio-lunghe distanze con impatto economico e ambientale sostenibile.

Vedremo se la lezione avrà insegnato qualche cosa.

Silvano Tagliavini, portavoce Coordinamento cispadano No Autostrada

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